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Anna Perenna e Marte

Grazie alla generosità con cui aveva portato aiuto alla plebe, Anna è trasformata in una dea. Marte, che freme d’amore per Minerva, chiede all’anziana il suo aiuto come ruffiana: di sicuro avrebbe accettato, pensava il dio; era pur sempre una vecchia e alle vecchie si addice tale ruolo. In effetti Anna non rifiuta, ma si burla del dio travestendosi da Minerva: è proprio in ricordo di questa burla che nella festa di Anna Perenna le fanciulle intonano canti osceni1.

Riferimenti interni

Riferimento : M Biancucci, « La giovinezza e la vecchiaia» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 30-38.

Fonti
  1. Ovidio, Fast. 3, 677-696

Bibliografia

M. Bettini, Dei e uomini nella città. Antropologia, religione e cultura nella Roma antica, Carocci, 2015.

Commento

La grande considerazione che la cultura romana ha dell’età
senile è limitata alla vecchiaia al maschile, mentre diversa
è la concezione delle donne anziane, delle quali si enfatizza la
decadenza fisica e la perdita della fecondità.

Lo sguardo sprezzante cui a Roma è generalmente soggetta la vecchiaia delle donne si spiega anche col fatto che la maggiore libertà di movimento di cui godono rispetto alle giovani consente alle anziane di dedicarsi ad attività guardate con sospetto, come il mestiere di indovina o quello di mezzana.
La burla ai danni di Marte innamorato dà origine ai canti osceni e licenziosi che le ragazze romane intonavano durante la festa per Anna Perenna.

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