Indice
Stupro e suicidio di Lucrezia
Una sera, mentre si discuteva nella tenda di
Riferimenti interni
Riferimento : M. Biancucci, «La fine dell’eroe» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 43-48.
Fonti
- Livio, 1, 57-58
Bibliografia
L. Beltrami, Il sangue degli antenati: stirpe, adulterio e figli senza padre nella cultura romana, Bari, Edipuglia, 1998.
Commento
Il racconto di Livio costituisce un esempio sui generis di morte eroica e descrive Lucrezia come immagine perfetta della matrona. La scelta del suicidio ribadisce la sua esemplarità, poiché con questo gesto la donna difende il principale valore della sposa romana, la pudicizia. La violenza subita, infatti, compromette in maniera irreparabile il suo compito di sposa, che è quello di assicurare la corretta riproduzione della stirpe del marito. Togliersi la vita è perciò l’unica via per dimostrare il
proprio rispetto nei confronti del ruolo affidatole nel matrimonio.
Inoltre, il suicidio di Lucrezia assume la connotazione di
una morte virile in quanto rinuncia alla tipica modalità femminile
dell’impiccagione per scegliere il colpo
di pugnale, inferto nel petto, dove il guerriero valoroso
mostra le sue cicatrici. Anche la scelta di togliersi la vita
davanti agli occhi del padre, del marito e di altri uomini, la cui
presenza è esplicitamente richiesta dalla matrona, non è un dettaglio
insignificante: la morte eroica desidera farsi spettacolo e
la presenza di un pubblico ne è parte integrante.
La morte di Lucrezia è all’origine del grande sovvertimento
che porterà alla caduta della monarchia: l’adempimento di una
vendetta privata coincide con la liberazione del popolo romano
dal potere tirannico.