Caducità della vita: il cadavere di Lica
Scampati al naufragio della barca sulla quale viaggiavano, Encolpio, Gitone ed Eumolpo scorgono un cadavere trascinato dalla corrente sulla spiaggia. Turbato da quella visione, Encolpio rivolse gli occhi umidi a quel mare traditore e disse: «Quest’uomo da qualche parte ha una moglie che lo aspetta, o un figlio o un padre che nulla sanno della sua infelice sorte: di certo il giorno della partenza ha salutato qualcuno, credendo di rivederlo. Ecco come vanno a finire i progetti degli esseri umani!». Encolpio era certo che si trattasse di uno sconosciuto e invece, poco dopo, riconobbe il volto di quello che fino a poco tempo prima era stato il tremendo Lica. A quel punto il giovane, tra le lacrime, esclama: «Dov’è finita la tua tracotanza, Lica? Ma guardati: poco fa ti vantavi delle tue ricchezze, mentre ora giaci in balia dei pesci, e della tua nave non resta neppure una tavola. E voi mortali, che vi riempite la testa di progetti e accumulate beni, guardatelo questo qui che fino a ieri contava tutta la sua roba e già si vedeva di ritorno dal viaggio. È proprio vero: chi combatte è tradito dalle armi; chi fa voti agli dei vede crollarsi la casa; chi per la fretta si butta su un cocchio finisce che cade e ci lascia la pelle… Tirate le somme, il naufragio arriva dovunque! Comunque il corpo è destinato a morire; qualunque cosa accada, la fine è uguale per tutti»1.
Riferimenti interni
Riferimento : M. Biancucci, «La morte» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 38-43.
Fonti
- Petronio, 115
Bibliografia
J. Prieur, La morte nell’antica Roma, Genova, ECIG, 1991.
Commento
Nella morte di Lica si concentra l’intera tragedia dell’esistenza umana : la sua caducità a fronte di un’insaziabile desiderio di continuare a vivere. Nel racconto, Encolpio apre gli occhi a
tutti gli uomini sulla vacuità di affanni e ambizioni: la morte in ogni momento può prendere con sé
l’uomo destinato a perire, quale che sia il suo status sociale o economico.
Link esterni