Indice
Divinizzazione di Romolo
Riferimenti interni
Riferimento : M. Biancucci, «La fine dell’eroe» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 43-48.
Fonti
- Livio, 2, 16
- Plutarco, Rom. 28
- Ovidio, Fast. 2, 491-512
Bibliografia
A. Fraschetti, Romolo il fondatore, Bari, Laterza, 2002.
Commento
L’identità del soggetto eroico si consegna alla memoria collettiva attraverso la morte: essa è accompagnata da eventi soprannaturali, ma può essere sostituita da sparizioni misteriose o straordinarie metamorfosi che si legano all’aspetto più significativo della conclusione dell’esistenza eroica, ovvero la fondazione di realtà geografiche, sociali e culturali, mediante le quali si esplica la sua funzione civilizzatrice.
A Romolo è riservato un
accesso immediato all’immortalità: l’assunzione al cielo ricorda il mito di Ercole, la cui accoglienza nell’Olimpo è accompagnata
da lampi e tuoni, segno della volontà di Zeus. Anche
nel caso di Romolo, infatti, è Giove che, su invito di Marte,
decide di restituire il figlio al padre. Tuttavia, mentre per
Ercole la morte sulla pira è il tramite che precede l’assunzione
in cielo, nel caso di Romolo non c’è morte: salito sul carro di
Marte o avvolto da una nube, l’eroe scompare dalla vista, sottraendosi
cosí al deperimento.
Il racconto della
visione di Proculo consegna alla memoria collettiva romana la
nuova identità divina del fondatore, segnata dal tratto fisico
della bellezza e della grandezza sovrumana, che ribadisce un’eccezionalità
il cui germe era già nella nascita: una morte definitiva non può riguardare il
fondatore, tramutato in un dio (Quirino) cui viene dedicato un colle (il Quirinale) e cui compete la protezione della
sua discendenza e del futuro della città.