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Romolo e Remo, tra adolescenza e età adulta

I figli di Marte (Romolo e Remo) erano cresciuti fino ai diciotto anni e già si vedeva spuntar loro la barba sotto i biondi capelli. I fratelli rendevano giustizia a tutti gli agricoltori e pastori vittime delle razzie di predoni, riportando ai legittimi proprietari i buoi rubati. Poi, quando vennero a conoscenza delle proprie origini, la scoperta dell’identità del padre aumentò il loro coraggio. A quel punto si vergognarono che la loro fama fosse limitata a poche capanne. Così Romolo uccise l’usurpatore Amulio e restituì il regno al vecchio avo1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, « La giovinezza e la vecchiaia» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 30-38.

Fonti
  1. Ovidio, Fast. 3, 59-68

Bibliografia

M. Bettini e M. Lentano, Il mito di Enea, Torino, Einaudi, 2013.

Commento

L’accesso di Romolo e Remo all’età adulta coincide con l’adozione di un modo di agire che mira a mettere ordine e a dare sicurezza alla comunità.
L’adolescenza si configura come un momento che vede l’integrazione del ragazzo nel mondo della cultura, secondo lo schema canonico delle biografie eroiche.
Il tema della conformità delle azioni del giovane agli esempi degli avi e al modello paterno, si declina, nel caso di Romolo e Remo figli di Marte, in una presa di coscienza della propria ascendenza divina e in un conseguente accrescimento della virtus (originariamente la forza d’animo, il « coraggio » del vir).

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