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I gemelli: Castore e Polluce (Dioscuri)
tima) per un mortale privato dei suoi cari (philon). Ma sperma thnaton), ed era quindi destinato a morire. L’unica possibilità era che
Riferimenti interni
Riferimento : A. Angelini, «L’identità individuale : i gemelli» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 51-58.
Fonti
- Pindaro, Nem. 10, 49-91
Bibliografia
I. Sforza, L’eroe e il suo doppio. Uno studio linguistico e iconologico, ETS, Pisa, 2007.
Verity J. Platt, Double Vision: Epiphanies of the Dioscuri in Classical Antiquity, «Archiv für Religionsgeschichte» 20.1 (2018): pp. 229–256.
Commento
La gemellarità è una categoria utile per esplorare la rappresentazione dell’identità individuale. I gemelli (dídymoi) sono infatti, in Grecia, una categoria di individui che rappresenta l’identità non come singolarità ma come dualità (dyo « due »).
La nascita gemellare rappresenta un caso in cui l’unità del singolo si fa doppia in maniera simultanea e visibile. In una cultura, come quella greca antica, nella quale la conoscenza e l’affermazione di sé passa anzitutto attraverso il riflesso e il riconoscimento nello sguardo altrui, questa prospettiva è di particolare rilevanza.
Nei miti incentrati sui gemelli la relazione all’interno della coppia può assumere declinazioni diverse. Alcuni racconti mettono in scena rapporti di raddoppiamento o vera e propria duplicazione; in certi casi prevalgono relazioni di opposizione e rivalità, in altri sono privilegiati invece aspetti
di simmetria e complementarità. La gemellarità, nel mito, esplora così le varie possibili ambivalenze della dualità e dela doppiezza.
Polluce e Castore sono caratterizzati da una distinta condizione esistenziale, riconducibile, come in altri miti (vd. Eracle e Ificlo), alla diversa paternità: immortale il primo, mortale il secondo. La differenza si definisce, nel loro caso, tramite una relazione di concordia assoluta e di perfetta complementarità. Senza Castore non vi può essere gloria nemmeno per Polluce: in sostanza, senza il fratello, egli è eroe solo a metà. Per questo Polluce è disposto a condividere anche la «parte» più preziosa che era esclusivamente sua, l’immortalità, ripristinando così una relazione paritaria con il fratello. Secondo la tradizione essi otterranno infatti di vivere un giorno nell’Ade e un giorno nell’Olimpo.
I Dioscuri rappresentano dunque un modello perfetto di philadelphia, affetto fraternο che si definisce in termini di somiglianza e reciprocità. Tale indissolubile complementarietà veinva plasticamente rappresentata dai dókana, oggetti rituali che simboleggiavano i Dioscuri per mezzo di due legni uniti da una o più traverse.