Indice
Cassandra, una straniera alla reggia di Argo
Riferimenti interni
Riferimento : A. Angelini, «L’identità collettiva : i Greci e gli altri» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 58-66.
Fonti
- Eschilo, Agam. 1035-1295
Bibliografia
E. Hall, Inventing the Barbarian. Greek self-definition through tragedy, Clarendon Press, Oxford, 1989.
M. Sassi, I barbari, in M. Vegetti (ed.), Il sapere degli antichi, Bollati-Boringhieri, Torino, 1985, pp. 262-278.
Commento
Un’identità « ellenica » che accomunasse le numerose etnie di cui si componeva l’insieme delle città-stato venne elaborata dai Greci anche attraverso il mito. Importanti sono in questo senso i racconti che mettono in scena un confronto fra i Greci e gli « altri », stranieri ritenuti portatori di valori e tradizioni diverse.
Talvolta lo straniero era definito in senso deteriore, come « colui/colei che balbetta » (bárbaros), che cioè non sa esprimersi correttamente nel codice greco. Questa parola, originariamente riferita al solo aspetto dell’incomunicabilità linguistica, dopo le vittorie dei Greci sui Persiani va a definire lo straniero (soprattutto l’orientale) come « estraneo » al mondo della polis e ai suoi valori, percepiti come superiori (etnocentrismo).
La figura della principessa troiana Cassandra, nella versione che Eschilo elabora del mito nella tragedia Agamennone, ci fornisce alcune informazioni su come i Greci costruivano il carattere, le attitudini e il linguaggio dei popoli barbari in opposizione ai propri.
Cassandra tace. Forse perché, da barbara, non sa articolare parole in greco (si chiedono i personaggi in scena) ? se aprisse bocca, emetterebbe forse suoni incomprensibili, come quelli di un animale. Clitemnestra, da parte sua, prende tale atteggiamento per arroganza, incapacità di accettare la nuova condizione di servitù, normale destino di chi proviene da una città conquistata. Fra le due donne l’incomunicabilità è totale.
In realtà, quando finalmente decide di parlare, Cassandra mostra di saper parlare greco : ma a quel punto sono le cose che dice a rimanere oscure ai suoi interlocutori, perché proferite da un’indovina, direttamente ispirata dalla divinità.
Il personaggio di Cassandra è costruito come summa di tratti dell’alterità rispetto all’uomo greco di condizione libera: non solo è straniera, ma è anche donna e schiava. A questi elementi di estranerità si aggiunge il possesso dell'arte profetica: non si tratta solo di una straniera che si esprime in modo incomprensibile, ma anche di un'indovina, che è già a conoscenza del proprio destino, nonché di tutto ciò che attende la casata degli Atridi
Tale elemento conferisce un segno ancora diverso all’incomunicabilità fra i personaggi in scena : l’oscurità del linguaggio di Cassandra non è un’inabilità
linguistica, ma una sovradensità di contenuti
propria del linguaggio oracolare, di chiara matrice divina.