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Gli inferi regno del silenzio: la ninfa Lara

Giove si innamora follemente della ninfa Giuturna, la quale sfugge in ogni modo alle sue lusinghe. Un giorno, stanco delle umiliazioni cui l’amata lo sottopone, il dio raduna tutte le ninfe del Lazio e ordina loro di aiutarlo nell’impresa di possedere la ninfa. Acconsentono tutte tranne Lara, che aveva il grosso difetto di parlare troppo. Non solo avverte Giuturna delle intenzioni di Giove, ma riferisce tutto anche a Giunone. Giove, infuriato, le strappa la lingua e la affida a Mercurio perché la conduca agli inferi, luogo adatto ai silenziosi: da questo momento Lara sarà una ninfa della palude infera1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, « La morte» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 38-43.

Fonti
  1. Ovidio, Fast. 2, 585-610

Bibliografia

M. Bettini, Tacimi o Diva. La Musa del silenzio nella cultura romana, in I poeti credevano alle loro muse? A cura di S.Beta, I quaderni del ramo d’oro, 7, Cadmo Firenze 2006, 77 – 94.

Commento

La morte è percepita come il regno del silenzio. Una volta defunto, l’umano perde ciò che più lo caratterizza, cioè la capacità di comunicare e, con essa, ogni forma di partecipazione attiva alla vita della città e di intelligenza della realtà presente.
Interdizione della parola e perdita della coscienza sono fra i principali aspetti che la cultura romana accosta all’idea della morte. Lara, ninfa senza più capacità di parola, è destinata perciò al mondo dei morti.
Il gesto dello strappare la lingua ad una figura femminile che tenta di sventare o svelare uno stupro ricorda il mito greco di Filomela.

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