Indice

Suicidio di Aiace

Nella guerra di Troia Aiace Telamonio ha dato prova di sommo valore guerriero. Morto Achille, si deve decidere a chi toccherà l’onore di ricevere in consegna le sue armi e, alla fine, la scelta cade su Odisseo. Aiace, sconvolto dal dolore, medita vendetta: uscito di senno per opera di Atena, durante la notte impugna la spada e stermina il bestiame dei Greci, credendo di far strage di Achei. Resosi conto dell’accaduto, il Telamonio comprende che l’onore è irrimediabilmente perduto e che egli sarà ben presto giustiziato; così, nell’isolamento della spiaggia l’eroe conficca la spada nella sabbia, con la punta rivolta verso l’alto, e si getta sopra l’arma. Tecmessa, la concubina di Aiace, ne avvolge il cadavere con un mantello, poiché nessuno potrebbe sostenere la vista di colui che dalle narici e dalla rossa ferita esala nero sangue. Agamennone e Menelao sono decisi a negare la sepoltura di Aiace, colpevole di aver meditato la morte degli Achei; si oppongono Teucro, fratello dell’eroe, e anche Odisseo, pronto a riconoscere i meriti del morto. Prevale il partito della sepoltura. L’Itacese vorrebbe prendere parte al rito funebre: Teucro rifiuta e, aiutato dal piccolo Eurisace, figlio di Aiace, solleva il cadavere dalla spada1. Agamennone vieta però che il corpo di Aiace sia cremato e prescrive di deporlo in una bara2.

Riferimenti interni

Riferimento : D. Fermi, « La morte violenta » in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 15-20.

Fonti
  1. Sofocle, Ai.; Igino, Fab. 107
  2. Il. parv. fr. 3 Bernabé; Apollodoro, Epit. 5, 7

Bibliografia

S.M. Bocksberger, Telamonian Ajax: the myth in archaic and classical Greece, Oxford University Press, 2021.

G.W. Most, L. Ozbek, Staging Ajax’s suicide, Pisa, Edizioni della Normale, 2015.

J. D. Cohen, The imagery of Sophocles. A study of Ajax's suicide, «Greece and Rome» 25 (1978), pp. 24-36.

F.S. Naiden, The sword did it: a Greek explanation for suicide, «Classical Quarterly» N. S. 65.1 (2015), pp. 85-95.

Commento

Molti personaggi mitici muoiono suicidi, in forme che rispecchiano le differenze di genere e i rispettivi, specifici significati culturali. L’atto di trafiggersi appare come la soluzione estrema maschile in circostanze di vita ritenute insopportabili. Il valentissimo Aiace si uccide con la spada, arma per eccellenza del guerriero.
Il cadavere del suicida merita un trattamento particolare, che indica la volontà di emarginare il morto, responsabile di un atto violento, dalla comunità di appartenenza.
La disputa per la sepoltura, rivendicata da Teucro e osteggiata dagli Atridi, riflette l’ideologia aristocratica dei riti funebri tributati come dono onorifico per l’uomo valente, in contrapposizione all’uso di negare la tomba al cadavere del nemico, lasciato alla mercé di cani e uccelli e talvolta sottoposto a vari tipi di sevizie.
In Omero è attestata la credenza secondo cui il morto insepolto resta in una condizione sospesa tra la vita e la morte.

Link esterni