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Nascita di Asclepio

La tessala Coronide è incinta di Apollo, ma accetta di unirsi con uno straniero d’Arcadia, Ischi. Apollo, scoperta la tresca, non tollera che nel grembo dell’eroina il puro seme divino si mescoli con quello di un mortale e invoca la sorella Artemide, la quale balza nella stanza di Coronide per colpirla con il micidiale arco. Ma l’eroina è ancora gravida e il dio non può permettere che la sua discendenza perisca; perciò, quando vengono celebrate le esequie di Coronide, si lancia verso la pira funebre e strappa dal ventre della donna il piccolo Asclepio. Il bambino viene poi condotto sul Pelio, dove è affidato alle cure del Centauro Chirone1.

Riferimenti interni

Riferimento : D. Fermi, « La nascita » in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 5-9.

Fonti
  1. Pindaro, Pyth. 3, 8-44

Bibliografia

D. Fermi, Lo sventurato connubio. Ricerche sul mito di Koronis, Bari, Levante, 2018.

F. Steger, Asclepio: medicina e culto, Parma, Athenaeum, 2020.

M. Bettini, ‘Non nato da donna: la nascita di Cesare e il parto cesareo nella cultura antica, «Index» 40 (2012), pp. 211-237.

G.D. Hart, Asclepius, the God of Medicine. London, Royal Society of Medicine Press, 2000.

Commento

Nel segno dell’anomalia, rispetto alle consuete dinamiche della nascita umana, si svolge il parto cesareo di Coronide. L’eccezionalità di questa genesi è legata a un fatale errore commesso dalla madre durante la gravidanza, che altera irrimediabilmente il processo della generazione. Per punirla, Apollo delega Artemide, legata alla sfera femminile e, in particolare, all’ambito del parto: il sostegno di Artemide è invocato in tutte le fasi che scandiscono la vita del nascituro, dal concepimento alla conclusione della gravidanza. Parallelamente a questa azione benefica, ad Artemide si imputavano complicazioni ed esiti nefasti. L’immagine della freccia, inoltre, è associata alle doglie del parto.
Nel racconto compare inoltre il tema della nascita dalla morte: il bambino venuto alla luce durante le esequie materne sarà proprio colui che oserà restituire la vita ai morti. Quella di Asclepio è una prova eroica di sopravvivenza: non solo rimane in vita mentre è ingabbiato nel corpo della donna, ma scampa al pericolo di perire a causa della lama usata per operare la dissezione.

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