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Romolo e Remo "figli del focolare"

Un giorno nel focolare della reggia di Alba Longa apparve un membro virile. Consultato l’oracolo, il re Tarchezio apprese che una vergine doveva congiungersi con quel fallo per dare alla luce un bambino destinato a distinguersi per valore, fortuna e forza. Allora il re ordinò alla figlia di unirsi al fallo, però questa mandò al suo posto una schiava; quando venne a sapere la verità, Tarchezio condannò a morte le due fanciulle, ma la dea Vesta gli apparve in sogno vietandogli di ucciderle. Il re le fece allora imprigionare e ordinò loro di tessere una tela, al termine della quale le avrebbe fatte sposare. Si trattava in realtà di un inganno: di notte la tela, per ordine di Tarchezio, veniva disfatta. Intanto la serva che si era unita al fallo generò due gemelli (Romolo e Remo), che il re consegnò a un certo Terazio perché li uccidesse. L’uomo li espose presso un fiume dove furono allattati da una lupa e nutriti da uccelli di ogni tipo. In seguito, furono trovati da un pastore che li portò con sé e li allevò. Divenuti adulti, i gemelli assalirono Tarchezio e lo sconfissero1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, « Nascita » in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 27-30.

Fonti
  1. Plutarco, Rom. 2, 4-8

Bibliografia

A. Caratozzolo, I figli del focolare. Storie di eroi fondatori, «Paideia» 62 (2007)pp. 194-226.

Commento

Per i Romani il giorno della nascita (dies natalis) determina un aspetto importante della personalità del soggetto. Molti personaggi del mito vengono concepiti e/o nascono in circostanze speciali.
A proposito del concepimento dei gemelli fondatori di Roma (Romolo e Remo), una variante del mito attestata dallo storico greco Promathion raccontava che fossero stati concepiti tramite unione con un fallo apparso nel focolare della reggia, in modo simile al mito del concepimento di Servio Tullio (cfr. il concepimento di Ceculo).
Come per Servio Tullio, anche in questo caso la madre è una donna di condizione servile.
Il fuoco, per i Romani, è elemento maschile – contrapposto all’acqua « femminile » – e il termine per indicare il tizzone (titio) veniva utilizzato anche per indicare il membro virile. La dea Vesta, in questa versione del mito, assume il ruolo di protettrice delle vergini designate per l’unione con il fallo del focolare.

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