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Morte di Tito Tazio: empietà e contaminazione
È infatti a
Riferimenti interni
Riferimento : F. Tutrone, «L’identità collettiva: cittadino vs. staniero» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 72-78.
Fonti
- Dionigi di Alicarnasso, Ant. rom. 2, 52, 3
- Plutarco, Rom. 23, 3-4; 24, 1-2
Bibliografia
F. Marcattili, La tomba di Tito Tazio e l’Armilustrium, in «Ostraka», 18.2 (2009), pp. 431-438.
J. Poucet, Recherches sur la légende sabine des origines de Rome, Louvain, Publications Universitaires, 1967.
J. Poucet, Les Sabins aux origines de Rome. Orientations et problèmes, in Aufstieg und Niedergang der Rōmischen Welt 1.1 (1972), pp. 48-135.
M. Torelli, Lavinio e Roma. Riti iniziatici e matrimonio tra archeologia e storia, Roma, 1984.
Commento
La fase conflittuale del rapporto fra Romani e Sabini è dominata da due figure ambigue : la vergine romana Tarpea e il re sabino Tito Tazio. Le storie di entrambi (che muoiono di morte violenta) rappresentano, in maniera diversa, l’esito nefasto cui vanno incontro relazioni di reciprocità « sbagliate » : per questo alla tomba di entrambi Roma aveva destinato un culto, che iscriveva all’interno della città la memoria e il monito degli errori che li avevano portati a una tragica fine.
La morte di Tito Tazio rievoca i timori
connessi all’inquinamento delle
relazioni interstatali. Il vortice degli eventi è scatenato da un
primo atto di trasgressione violenta : l’oltraggio agli ambasciatori di Laurento, cittadini stranieri tradizionalmente protetti da un’immunità
religiosa, da parte dei parenti di Tazio. L’accondiscendenza di Tazio verso i suoi congiunti lo
distoglie dal dovere di espiare l’oltraggio agli ambasciatori nelle modalità previste dal diritto e dal rito, segnando (in disaccordo
con Romolo, deciso a punire subito i colpevoli) una violazione del principio di reciprocità a livello delle relazioni internazionali e preparando il tragico epilogo (la vendetta dei laurentini).
A loro volta i Laurentini, perpetrando la loro vendetta in un contesto rituale (uccidono Tazio mentra officia un sacrificio) sovvertono le norme sacrali e producono un disordine « cosmico » (pestilenze, sterilità, pioggia di sangue) che potrà essere riparato solamente con la punizione dei colpevoli da entrambe le parti e la successiva purificazione delle due città.
Miti come quello di Tazio, di Tarpea e della pacificazione indotta dalle donne sabine mostrano il groviglio di memorie culturali fiorito dall’incontro fra Romani e Sabini: quando due culture
si trovano a contatto, si fronteggiano e poi si integrano,
l’eredità trasmessa ai posteri è inevitabilmente il frutto di
una complessa negoziazione. Della loro unione con il popolo sabino, i Romani serbano un ricordo ricco di emozioni contrastanti: dall’apprensione all’ostilità, dallo sgomento per la frode alla collaborazione concorde. Un vademecum di tratti, atteggiamenti e strategie variamente replicato nella storia futura della città.