Indice
Dioniso, il dio lo straniero, arriva a Tebe
All’arrivo di
Riferimenti interni
Riferimento : A. Angelini, «L’identità collettiva : i Greci e gli altri» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 58-66.
Fonti
Bibliografia
J.-P. Vernant, Le Dionysos masqué des Baccantes d’Euripides, « L’Homme » 25/93 (1985), pp. 31-58 (tr. it. in Mito e tragedia due. Da Edipo a Dioniso, Einaudi, Torino, 2001, pp. 221-254).
M. Bettini (ed.), La maschera, il doppio, il ritratto: strategie dell’identità, Laterza, Bari, 1991.
Commento
L’identità greca non si è costituita soltanto attraverso la contrapposizione fra ellenicità e barbarie. Nel processo uno spazio è stato dato anche all’assimilazione di elementi stranieri.
Esempio emblematico è il dio Dioniso, divinità che nelle fonti giunge in Grecia dall’oriente per diffondere il proprio culto. Secondo il mito, Dioniso incontrò non poche difficoltà a stabilire riti in suo onore in terra greca. Tebe (patria di sua madre, Semele) è la prima fra le terre greche visitate dal dio. Quello che vi accade – resistenza da parte delle autorità politiche e loro punizione crudele da parte del dio, dimostrazione di potenza della divinità, capace di sovvertire qualunque norma imposta – deve valere come monito per tutte le altre città in cui Dioniso chiederà di insediare i propri culti.
Dioniso rompe gli ordini, confonde i limiti, apre i confini: fra lecito e illecito, fra uomo e donna, fra vecchio e giovane, fra selvaggio e civilizzato, fra greco e barbaro.
La sua vittoria finale celebra l’irruzione dell’alterità al centro del dispositivo sociale della polis, che la deve accettare come parte integrante di sé e della propria identità collettiva, poiché opporsi a essa, come si è ostinato a fare Penteo, costituisce un pericolo mortale.
Dioniso rappresenta la necessità di fare posto all’alterità all’interno dell’identità.