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Nascita di Scipione

Giunto negli Inferi, Scipione incontra l’ombra della madre Pomponia, la quale svela al figlio l’arcano della sua nascita: un giorno, approfittando del suo sonno, Giove l’aveva posseduta con l’inganno, assumendo le sembianze di un serpente. Il suo rammarico più grande era quello di esser morta subito dopo il parto portando con sé questo segreto1.

Riferimenti interni

Riferimento : M. Biancucci, « Nascita » in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 27-30.

Fonti
  1. Silio Italico, 13, 615-648

Bibliografia

M.Bettini, Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi, Torino, Einaudi 1998.

Commento

Per i Romani il giorno della nascita (dies natalis) determina un aspetto importante della personalità del soggetto.
Molti personaggi del mito vengono concepiti e/o nascono in circostanze speciali di cui talora portano il ricordo nel nome loro assegnato.
Anche per Scipione, il vincitore di Annibale, la determinazione dell’identità eroica risale al momento del suo concepimento prodigioso (da Giove), a cui si aggiunge una nascita dalle modalità straordinarie.
Per i Romani i figli nati da madre morta di parto vengono al mondo sotto auspici favorevoli.
Una nascita di questo tipo verrà erroneamente attribuita anche a Giulio Cesare, probabilmente a causa del cognomen ereditario di famiglia, che evocava il «taglio» (caesus), e al fine di caratterizzare come eccezionale il personaggio fin dal suo esordio. Proprio da questa falsa tradizione ebbe poi origine il nome moderno (« taglio cesareo ») di questa pratica ostetrica.

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