Indice
La vecchia mezzana
A un mugnaio era toccata in sorte la peggiore delle mogli, che tradiva il marito e attirava a sé con l’inganno tutti gli uomini. Ogni giorno era con lei una vecchia che faceva la ruffiana delle sue tresche e portava i messaggi agli amanti. Un giorno la vecchia, insoddisfatta del nuovo amante che la donna aveva per le mani, la ammonì: «Te lo avevo detto io che questo amante è pigro e pauroso! Basta che il tuo noioso marito aggrotti le sopracciglia, che lui si mette a tremare. Quanto è meglio
Riferimenti interni
Riferimento : M Biancucci, « La giovinezza e la vecchiaia» in Bettini M. (a cura di), Il sapere mitico, Torino, 2021, pp. 30-38.
Fonti
- Apuleio, Met. 9, 15-22
Bibliografia
M. Bettini, Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi, Torino, Einaudi, 1998.
F. Mencacci, « Mala aetas nulla delenimenta invenit». Donne uomini e vecchiaia a Roma, in «Storia delle donne», II, 2006, pp. 141 – 158.
Commento
Lo sguardo sprezzante cui a Roma è generalmente soggetta la vecchiaia delle donne si spiega anche col fatto che la maggiore libertà di movimento di cui godono rispetto alle giovani consente alle anziane di dedicarsi ad attività guardate con sospetto, come il mestiere di indovina o quello di mezzana.
La ruffiana del racconto
presenta una caratteristica che i Romani riconoscono alle
donne anziane, ovvero le doti affabulatorie.
Inoltre, alle donne in età
avanzata si attribuiva anche una particolare inclinazione al consumo
del vino; nessuno stupore se, oltre a essere una ruffiana,
capace di abbindolare con i suoi racconti, la vecchia di Apuleio
è anche una nota ubriacona (delira et temulenta anicula).