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Impresa giovanile di Romolo e Remo: origine dei Lupercalia

Il Palatino era in festa: i pastori celebravano i consueti sacrifici in onore di Fauno. Mentre i sacerdoti erano intenti a preparare le viscere di una capretta, d’un tratto si odono le urla di un pastore: «Romolo, Remo, i predoni rubano i nostri animali!». I gemelli si attivano immediatamente e nudi come sono si lanciano all’inseguimento, da una parte Romolo con il gruppo dei Quintili, dall’altra Remo con il gruppo dei Fabi. Remo per primo riesce a recuperare gli animali rapiti e, tornando al banchetto, consuma le viscere; poco dopo torna anche Romolo, che al vedere la tavola vuota e le ossa spolpate si mette a ridere. Per questo ogni anno i Luperci corrono nudi1.

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Morte collettiva dei Fabi

La guerra contro Veio si trascinava ormai da tre anni, finché non impugnarono le armi le mani di una sola famiglia pronta a sacrificarsi per il bene di Roma. Tutto ebbe inizio quando nell’aula del senato Cesone Fabio avanzò una singolare richiesta: «Delle altre guerre – diceva – fatevi carico voi, questa la vogliamo condurre noi, come una questione di famiglia, a nostre spese»1. La richiesta fu accolta e i circa trecento Fabi, fra i plausi del popolo intero, partirono, minacciando la rovina del popolo veiente con le forze di una sola famiglia2. La battaglia ebbe luogo presso il fiume Cremera, dove il loro valore brillò, ma fu superato con l’inganno: che potevano fare pochi valorosi di fronte a un agguato di tante migliaia di nemici? Come un solo giorno aveva visto partire tutti i Fabi, così un solo giorno li vide perire. Eppure, gli stessi dèi avevano provveduto affinché la stirpe non si estinguesse: sopravviveva un bambino, rimasto in città perché un giorno potesse nascere Massimo il Temporeggiatore3.

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