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Nascita di Orione

Irieo vive a Tanagra e non può procreare. Un giorno accoglie nella propria casa Zeus, Hermes e Poseidone. I tre immortali, per ricompensare l’uomo dell’ospitalità ricevuta, s’impegnano a esaudire il suo massimo desiderio. Irieo chiede un figlio. Allora gli dèi prendono la pelle del bue o del toro che era stato loro sacrificato, la 'inseminano' (apespermenan), poi ingiungono a Irieo di interrarla e di recuperarla dopo dieci mesi. Al compiersi di questo tempo nasce Urione, così denominato dall’atto di urinare (to ouresai) nella pelle bovina compiuto dalla triade divina, nome che poi si muterà in quello di Orione con il quale il personaggio sarà comunemente noto1.

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L'inospitalità dei Bebrici

Durante la traversata degli Argonauti verso la Colchide, Giasone e i suoi compagni giungono nel paese dei Bebrici, a ovest del Bosforo. Non fanno in tempo a sbarcare che l’arrogante e crudele signore locale, Amico, informa i nuovi arrivati sull’indegna legge del posto: gli stranieri non possono ripartire senza che uno di essi abbia affrontato Amico al pugilato. Offeso dalla mala accoglienza di Amico, Polluce – secondo la tradizione eccellente pugilatore – si offre volontario, e inizia così lo scontro. Alla forza bruta di Amico, che cerca di fargli paura continuando ad attaccare nell’intento di ucciderlo, Polluce contrappone la sua intelligenza (metis) che gli permette di schivare i colpi e si rivela infine vittoriosa: dopo aver compreso le mosse del nemico, l’eroe lo colpisce di soppiatto all’orecchio, spezzandogli il collo. Alla morte del loro sovrano i Bebrici cercano di vendicarsi, ma vengono rapidamente messi in fuga dagli Argonauti come pecore da un branco di lupi. La giornata si conclude con un inno intonato da Orfeo in onore dell’eroe1.

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